L’IDEA
La prima idea di una via commerciale che potesse mettere in comunicazione Piazza Duomo a Piazza della Scala venne attribuita nel 1839 al patriota e scrittore Carlo Cattaneo, ma solo nel 1860 il Comune, ottenuti i permessi necessari per le espropriazioni, poté bandire il concorso di realizzazione. In mancanza di vincoli definiti, partecipò un numero veramente alto di progetti, ma nessuno in quel momento venne scelto.
GIUSEPPE MENGONI
Nel 1863, al terzo bando, fu scelto il progetto di Giuseppe Mengoni (1829-1877), architetto e ingegnere emiliano, a condizione che fosse disponibile ad alcune modifiche. Prima fra tutte, realizzare una galleria a croce, con due bracci di lunghezza differente, anziché una unica come aveva proposto lo stesso Mengoni.
LA DEDICA
Il Comune aveva già deciso in occasione del primo bando di dedicare la galleria a re Vittorio Emanuele II e fu proprio il sovrano, il 7 marzo 1865, a posare la prima pietra alla presenza, fra le molte autorità, dell’allora sindaco di Milano Antonio Beretta.
LA TRAGEDIA
Il giorno 30 Dicembre 1877 l’architetto Giuseppe Mengoni muore precipitando dall’arcone della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, di cui fu ideatore e costruttore.

Giuseppe Mengoni
E’ il giorno della vigilia dell’ inaugurazione del nuovo, e per l’ epoca avveniristico, edificio. Qualcuno parla di suicidio dovuto alle critiche espresse da più parti e alla delusione per la mancata presenza del re all’inaugurazione. Non si poteva sapere che tale assenza era dovuta alle gravi condizioni di salute di Vittorio Emanuele II, tenute segrete, e che il re sarebbe morto dopo pochi giorni. Inoltre il giorno 31 scadevano i termini della consegna dell’opera, che non era invece ancora del tutto terminata e, per il ritardo, l’architetto avrebbe dovuto pagare una forte penale.
Anche per questo motivo il Mengoni voleva ad ogni costo vedere conclusa degnamente la sua opera ma finisce col pagare molto più di una semplice penale: la sua stessa vita.
L’OTTAGONO
Il braccio principale, ugello che collega piazza Duomo a piazza della Scala, misura 196,6, l’altro, più corto, misura 105,1 metri. All’intersezione si trova lo spazio sormontato dalla cupola, chiamato “ottagono” per la sua forma ottenuta dal taglio dei quattro angoli all’incrocio delle due gallerie.
Le cime delle quattro pareti derivate dal taglio sono ornate ognuna da una lunetta dipinta, larga 15 metri e di altezza massima di 7 metri, che rappresenta un diverso continente. L’ Europa è raffigurata in abiti antichi e sorvegliata da un uomo alato che impugna un alloro: l’America viene rappresentata come una figura femminile circondata da afroamericani e da un indigeno; l’Asia viene rappresentata seduta su un trono e omaggiata con doni da figure dai lineamenti asiatici; l’Africa è rappresentata in abiti egizi e affiancata da un leone e un moro.
IL SALOTTO DI MILANO
La Galleria si guadagnò il soprannome di “salotto di Milano” diventando sede della vita borghese cittadina che si dilettava a frequentare i nuovi negozi eleganti, ma soprattutto i ristoranti e caffè: alcuni , come il Caffè Camparino e il Caffè Biffi, sono ancora oggi aperti.
Ed ecco due foto in cui possiamo vedere il famoso Caffè Biffi come era, e come è oggi invece.
Secondo il regolamento comunale, tutti gli esercizi all’interno della Galleria devono avere le scritte delle insegne color oro su sfondo nero: a quest’obbligo dovette ottemperare anche McDonald’s negli anni in cui aprì un fast food quasi al centro dell’ottagono.
FAVOREVOLI E CONTRARI
Pur piacendo ai milanesi, la Galleria non fu immune da critiche: alcuni non tolleravano le sue mastodontiche dimensioni, altri non apprezzavano il suo essere una via di mezzo tra un’opera di ingegneria e un’opera di architettura. Ed ecco il giudizio dello scrittore milanese Delio Tessa: «Per me, ve lo dico, senz’altro si è sbagliato tutto.»
Ciononostante, la sua struttura è stata il modello di ispirazione per altri passaggi coperti e gallerie commerciali in tutto il mondo: tra i primi esempi, la galleria Umberto I di Napoli costruita tra il 1887 e il 1890. Anche all’estero l’esempio di Mengoni fu seguito e apprezzato: a lui si ispirano dichiaratamente diversi centri commerciali eleganti negli Usa, come the Galleria di Houston e il Galleria Dallas di Dallas, ma anche l’Eaton Centre di Toronto e la Kö Galerie di Düsseldorf.
I DANNI E IL RESTAURO
La Galleria fu tra i monumenti simbolo di Milano ad essere maggiormente colpiti dalle incursioni alleate: i bombardamenti avvenuti nell’agosto 1943 distrussero ovviamente la copertura in vetro e parte della copertura metallica, andando quindi a danneggiare le decorazioni interne.
Da marzo 2014 ad aprile 2015 la Galleria è stata oggetto di un accurato restauro, che ha consentito di riportare gli intonaci della Galleria ai colori originari. Sono seguiti interventi di restauro e pulitura delle superfici in pietra e cemento decorativo. In totale, è stato calcolato che sono occorse 35000 ore di lavoro per restituirle l’originario splendore.
Quando Giuseppe Mengoni, l’architetto, la progettò, era sua intenzione creare un simbolo tangibile della unicità di Milano per l’Italia ed un simbolo di innovazione nel mondo, in anticipo persino su città come Londra, Parigi o Bruxelles.
Ci riuscì!
Daniela C.
e le palle del toro da schiacciare? sono tipiche della Galleria 😀
"Mi piace""Mi piace"